Una luce tra i vicoli by Maria Esposito

Una luce tra i vicoli by Maria Esposito

autore:Maria Esposito [Esposito, Maria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori Electa
pubblicato: 2024-02-02T12:00:00+00:00


STRADE

Io sono cresciuta qua, fra questi vicoli. Non c’è un altro modo di raccontarlo, se non calpestando le pietre grigie che costituiscono le nostre strade e nascondendosi all’ombra di palazzi così vicini che sembrano guardarsi negli occhi.

Alle finestre, sta sempre qualcuno affacciato. Ci sono vecchi signori seduti su sedie pieghevoli, che si parlano da un balcone all’altro, o mamme con in braccio i loro bambini, che osservano chi passa come uno spettacolo in televisione. Ci stanno le bandiere del Napoli appese, quando il Napoli vince, e pure molti mesi dopo, bianche e azzurre. Nessuno le toglie. Lungo le scalinate e nelle piazze, le sagome di cartone dei calciatori a grandezza naturale stanno appoggiate ai muri, quando non sono cadute a terra. E i muri sono rosa, arancioni, gialli… sempre di colori che fanno pensare alla carne, e li rendono umani. Pure le cose, da noi, sono persone.

Forse per questo, quando ero piccola, nel salone di casa mi piaceva usare gli oggetti per giocare, facendo finta che fossero persone. Le statue cantavano con me nei musical, i cuscini erano spettatori, e le sedie il corpo di ballo. Ricordo bene la statua di un moro che era la preferita di mia madre, una specie di candelabro che prima stava nella camera da letto, e ora invece l’abbiamo messa nel corridoio.

Quando avevo sei o sette anni, quel moro con il turbante e i vestiti bordati d’oro era il più paziente dei miei compagni di gioco. Mi mettevo nella nicchia che stava fra il divano e le poltrone, mi legavo i capelli per essere sicura di avere la giusta concentrazione, e mi inginocchiavo davanti al piedistallo della scultura. Poi, tiravo fuori dalle tasche gli smalti che avevo rubato a mamma, dal suo bagno o dai cassetti in camera da letto, e a quel moro con i piedi scalzi mettevo diversi strati di smalto rosso sulle dita.

Ancora oggi ne restano le tracce. Casa nostra è così, è come una storia, fatta da noi e di noi. Una storia che non abbiamo ancora finito di raccontare, ma di cui conserviamo sempre tutti i capitoli, pure quelli che sono finiti tanto tempo fa.

E forse anche i luoghi dove sono cresciuta sono fatti allo stesso modo. Qui, ai Quartieri, ogni posto è carico di ricordi. Ci sono scalinate dove, da ragazzina, mi sono struppiata correndo giù, e mi sono quasi rotta la testa. Mi hanno salvata i genitori di un amico, che vivevano proprio di fronte a dove sono caduta e mi hanno vista dalla finestra rotolare giù. Ci sono i ristoranti dove mi sono rifugiata la sera tardi, per passare la notte a chiacchierare e ad ascoltare segreti, e angoli di muro in cui mi sono nascosta per fare uno scherzo agli amici o evitare di parlare con qualcuno. Ci sono i murales, come quelli di Maradona, di Totò, di De Filippo, e i motorini parcheggiati con il motore ancora acceso, che aspettano solo due ragazzi che si amano per portarli lontano, al mare, con il vento fra i capelli, in un posto che solo loro conoscono.



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